ELLY SCHLEIN E LA RINASCITA DELLA SINISTRA!

L’ELEZIONE DI ELLY SCHLEIN E LA RINASCITA DELLA SINISTRA!
Ieri abbiamo analizzato la figura della Schlein, oggi analizziamo brevemente come è stata accolta la sua elezione dai simpatizzanti di sinistra e le argomentazioni adottate per proporci la segretaria come la donna che farà risorgere la sinistra in Italia.
1- L’argomentazione che va per la maggiore è vedere nella vittoria della Schlein la rinvincita del popolo di sinistra contro l’apparato traditore dei valori del PD.
Un’idea assai strana, dato l’ascesa della Schlein è stata appoggiata da alcuni pezzi importati dell’apparato (Franceschini e Zingaretti, finiti non a caso nella nuova squadra della segretaria) e già prima la carriera di Elly è proceduta per cooptazione.
Questa narrazione sembra dimenticare che la Schlein era la politica di riferimento della Sardine, movimento tutt’altro che disorganico al PD.
2- Altra argomentazione molto diffusa è l’ampio spazio che hanno i diritti sociali nel programma della Schlein.
Settimana corta a parità di salario, aumento dei contratti a tempo indeterminato, lotta al precariato, salario minimo, RDC ecc forse pochi hanno notato che molti di questi punti erano anche nel programma di Stefano Bonaccini, e ancora prima nel programma di Enrico Letta e del PD alle elezioni del 25 settembre.
Il PD fin dalla sua nascita mette nei programmi elettorali i diritti sociali, per poi farne strage quando viene eletto.
Ormai questo è il copione standard a cui ci hanno abituato i dem, non si vede perché la Schlein dovrebbe essere l’eccezione a questa (triste) prassi.
3- Argomento appena meno diffuso, ma centrale nell’immaginario dei suoi sostenitori, è il fatto che finalmente il PD ha una leader donna da opporre alla Meloni.
Che sia stata la destra a eleggere la prima premier donna nella storia della Repubblica è una beffa che la sinistra ha preso come un affronto capitale, e che andava vendicata.
Ora abbiamo due donne chiamate a prostrarsi alla sacra triade NATO-BCE-UE invece di una, la Schlein lo sa bene e infatti nella cerimonia di passaggio di staffetta di ieri ha fatto il suo discorso di insediamento con accanto le tradizionali bandiere dell’Italia e della UE con in aggiunta quella dell’Ucraina.
4- L’altro argomento forte è che la Schlein in quanto donna è di per sé rivoluzionaria e uno stacco netto da tutto ciò che è venuto prima.
Questo dimostra quanto ormai il cambiamento antropologico-culturale della sinistra sia irreversibile:
alla nozione di classe è stata sostituita quella di genere.
Per giudicare un candidato non conta più a quali gruppi sociali si appoggia, chi ne finanzia l’ascesa, da quale contesto socio-economico proviene, ecc ma solamente l’orientamento sessuale, il genere e l’etnia.
E’ la vittoria definitiva della nozione americana di identity politics.
Non a caso la Schlein è stata volontaria nelle due campagne presidenziali di Obama, la massima espressione politica di questo modo di concepire la lettura della società.
5- Strettamente conseguente al punto precedente, essendo scomparsa la nozione di classe e la lettura materialistico-economicista della società tipica della tradizione comunista/socialista, rimane centrale la questione del genere del leader.
In questo modo la sinistra paradossalmente incorpora e fa propria l’idea populista del leader forte:
contro la corruzione e il tradimento di un intero apparato e perfino di larga parte della società, è necessario sorga una leader che grazie alle virtù del suo genere/orientamento sessuale/etnia raddrizzi le sorti del collettivo.
La leader si staglia come faro della civiltà contro l’imbarbarimento razzista, misogino, abilista, ecc del corpo sociale, chiamato ad essere redento… , all’operazione di redenzione partecipano ovviamente anche gli elettori e le elettrici della leader, chiamati nella difficile opera di fare l’apologia instancabile delle virtù della neosegretaria.
Anche qui vediamo applicato in maniera pedissequa il modello statunitense, in particolare quello elaborato dai dem all’epoca di Obama (che negli USA aveva l’appellativo di “The Saint” non a caso).
6- L’ultimo argomento che ci interessa è il richiamo al plebiscito popolare che ha portato all’elezione della Schlein.
Il fatto che abbiano votato 1.080.000 persone secondo i dati forniti dal PD, contro il 1.600.000 dell’elezioni di Zingaretti, cioè che in nemmeno 5 anni il PD abbia perso 1/3 secco dei propri elettori, viene taciuto.
Così come viene taciuto il fatto che la Schlein ha vinto per un distacco minimo su Bonaccini, cioè sul più improponibile, filo-renziano, privo di carisma dei burocrati di partito che il PD sia riuscito a produrre, e di cui la Schlein era fra l’altro la vice.
Ma ciò che risulta inquietante è la gioia generale con cui il mainstream, che secondo i sostenitori della Schlein la neosegretaria dovrebbe rivoluzionare, ha accolto la vittoria:
da Repubblica al Corriere, passando per l’arcinemica Giorgia Meloni, non c’è aggregato di potere che non apprezzi l’eroina svizzero-statunitense.
Questo tuttavia non turba i sostenitori della Schlein: da tempo la sinistra si è abituata a concepire la figura del rivoluzionario interno al sistema, perfino perfettamente ammanigliato col sistema.
Da Obama a Hilary Clinton, le icone della rivoluzione della nuova sinistra non sono il totalmente altro al potere, ma sono pezzi di upper class che rappresentano nuovi (o semi-nuovi) interessi e potentati economici.
Potentati economici che non disdegnano essere rappresentati politicamente da leader di genere, orientamento sessuale e etnia diversi dal tradizionale maschio-bianco-etero, oramai in caduta libera in termini di consenso e capacità d’interpretare le nuove esigenze del capitale.
Federico Leo Renzi

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