Fiks, emotrapper veneziano.

CORTOCIRCUITI POSTMODERNI: QUANDO DUE NICHILISMI OPPOSTI S’INCONTRANO NELLA STESSA VIA

Stavo scorrendo Instagram guardandomi le stories della giornata dei trapper.

Arrivo a Fiks, emotrapper veneziano.

In una sua storia c’è lui che vaga fatto di droghe varie ed eventuali per una città non nominata, finché incontra via A.Emo. Come qualcuno di voi saprà, Andrea Emo Capodilista è stato un nobile, vissuto fra il Veneto e Roma, aforista e misantropo fra i più interessanti del ‘900 (morì nel 1983).

Il pensiero di Emo è difficilmente catalogabile, essendo un reazionario cristiano lontano tanto dal fascismo quanto dalla destra conservatrice, un pensatore per cui l’etichetta nichilismo cristiano è forse l’unica che non ne adultera troppo il pensiero.

Non credo Fiks sappia qualcosa del pensatore aristocratico, ma quando vede la parola “Emo” il trapper si emoziona e sforna una stories piena di affetti grafici, in cui inanella con voce impastata dallo xanax “Figo”, “Sad”, “Daghe”, un misto insensato di parole che mischiate a effetto lacrime sul volto e codeina che scende dal cielo è la cifra stilistica amata dal suo pubblico di adolescenti depressi.

Passati i canonici 30 secondi, la stories finisce e lui va altrove, a bere, fumare e a dirci quando la vita è inutile e lui è solo.
Quel che mi ha colpito del non evento è proprio l’incontro assolutamente casuale fra due forme opposte e pure complementari di nichilismo: quella istituzionalizzata, aristocratica, nobilitata dall’aura colta del pensatore veneziano e quella ignorante, stradaiola e postmoderna del trapper. Entrambe riflettono un ambiente sociale afflitto dagli stessi problemi: perdita di qualsiasi valore di riferimento, decadimento del proprio status e prestigio sociale, incapacità di trovare un senso al proprio agire nel mondo. Se l’aforista veneziano trovò nel riserbo aristocratico, nella filosofia e nella dimensione solitaria della scrittura un appiglio per dare forma al suo smarrimento, afferrando così un ultimo lembo di senso alla vita, l’emo trapper in questione si trascina fra barre e gesti non sense, esibizionismo non stop su Instagram (produce fino a 11 stories al giorno), e un’estetica da depresso eternamente sull’orlo del suicidio che chiede aiuto al suo pubblico.

Una solitudine continuamente messa in piazza, estetizzata fino allo sfinimento, stipata in canzoni prodotte a ritmi industriali e bassissimo costo, perché se non butti fuori continuamente nuovi brani, non presidi percussivamente i social, scompari subito.

Emo credeva nonostante tutto che la forma scrittura avesse un senso, che una parola meditata e soppesata per settimane potesse scolpirsi nel marmo delle coscienze, Fiks come tutti i suoi fan e colleghi non ha nemmeno più questa fede.

Qualsiasi cosa tu dica, scriva o faccia, di te non rimane nulla appena il tuo profilo Instagram o il video su Youtube smettono di essere nella top trend della settimana.

Federico Leo Renzi

 

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