GENERAZIONE TIK TOK
IL SAPERE SOCIAL NON E’ INTERGENARAZIONALE, IL CONSERVATORISMO TECNOLOGICO DELLA GENERAZIONE TIK TOK
Vi faccio partecipi di una riflessione, nata per motivi lavorativi, che parte dal tecnico e si allarga al sociologico.
Recentemente per un cliente ho lavorato con una influencer (spoiler, non è la Piccione) per una campagna multisocial: questa campagna prevedeva la sponsorizzazione su Facebook, Instagram e Tik Tok.
Essendo il budget limitato, e gli spazi più appetibili dei suoi canali già occupati da brand prestigiosi, mi sono accordato con l’influencer perché scegliesse lei quando mettere le inserzioni.
Non l’avessi mai fatto.
Ho imparato a mie spese che la ragazza è perfettamente a suo agio con le dinamiche di Tik Tok, ma ha poche conoscenze non solo degli altri social, ma perfino della mail: dovendole mandare delle immagini ad alta definizione, invece di darmi la mail mi ha detto di metterle su whatsapp.
Essendo la ragazza una studentessa di marketing (quindi non proprio un ignorante della questione) le ho chiesto perché non capisse i tempi, i modi e i diversi target presenti sui diversi social: mi ha risposto che Fb e Instagram sono social da “vecchi”, e quindi è inutile conoscerne le dinamiche.
Lei sta su Tik Tok, dove ci sono quelli della sua età.
Ho provato a spiegarle che più social conosce, più potenzialmente amplia il target che può colpire, più guadagna in reputazione e nella contrattazione monetaria con le aziende: lei mi risposto che non le interessa espandersi, conosce bene il suo e funziona bene lì, e lì rimane.
Questa non è la prima volta che influencer, trapper, fotografi e videomaker della generazione Tik Tok mi fanno questo discorso: rifiutano (persino se guidati) di imparare ad usare altre piattaforme e programmi, iperspecializzandosi su uno (massino due) e vendendosi come i i top gamma in quello specifico spazio.Ciò che sta fuori non esiste o è da “vecchi”.
Questo mi ha fatto ripensare ad una ormai vecchia tesi di Raffaele Alberto Ventura: lui aveva ampiamente studiato il conservatorismo valoriale e lavorativo della generazione dei millennials, e l’aveva collegato al tentativo di ancorarsi a qualcosa di noto e tradizionale per resistere all’avanzare di un mondo liquido.
La generazione Tik Tok sembra riprodurre la stessa dinamica, ma non per quanto riguarda i valori (famiglia, comunità, ecc per loro non hanno alcun significato) né per quanto riguarda le prassi lavorative (su questo anzi sono molto ricettivi al nuovo), ma per quanto riguarda le tecnologie e le piattaforme: il loro conservatorismo consiste quindi nell’ancorare la loro identità alla maestria nell’uso di uno/due programmi e ad un social, chiudendosi al resto.
Questo lo trovo assai interessante perché è un conservatorismo concettualmente nuovo:
l’identità da difendere non è costruita sopra dei valori universali (famiglia, patria, ecc ecc), o nella fede di una scalata tramite la competenza in una istituzione (privata o pubblica), ma nell’essere ipercompetenti in una piattaforma/programma creata da una multinazionale.
L’identità di chi si specializza nel vendere ogni tipo di prodotto (dai vestiti alle idee politiche) è quindi legata a doppia mandata a sua volta ad un prodotto.
Federico Leo Renzi