Intorno alla Collezione Mameli: un artista in disparte
Sono un po’ pensieroso, ho detto a Mimmo Domenico di Caterino che avrei scritto un articolo su Ruggero Mameli, ma non so bene che cosa dire.
Ho cambiato idea, non lo scrivo più mi sono detto, poi ci ho ripensato di nuovo e alla fine mi sono deciso.
Devo farlo, visto che il suo recente intervento mi ha divertito e colpito.
Il nostro collezionista ci ha raccontato un po’ quella che è la sua visione dell’arte, e io dall’altra parte, penso che può essere simpatico raccontare la scena anche da un punto di vista esterno come il mio.
Da artista in disparte. Io scriverò l’articolo senza prenderlo troppo seriamente, posso esporre giusto la mia esperienza con il suddetto.
Lo conobbi alcuni anni fa, sul social, metteva i like alle foto dei miei dipinti, e dopo un po’ di tempo decisi di farmi avanti scrivendoli una email.
Gli parlai un po’ di me, del mio percorso, di come vedo l’arte, con le immagini che viaggiano alla velocità della luce, ormai ne vediamo così tante che siamo flashati.
In quel periodo pensavo di poter diventare un pittore di professione, perciò dovevo vendere i quadri.
Ero determinato.
Dopo un po’ di tempo mi rispose Ruggero per acquistarmi un dipinto, penso che lo abbia fatto per commiserazione, comunque, ci accordammo sul prezzo e io fui felice di mandarglielo.
Speravo di ricevere anche un po’ di prestigio… E in effetti, qualche tempo dopo, ebbi il piacere di partecipare ad una sua mostra ad Irgoli.
Gli artisti della collezione Mameli: Pibi, Casagrande, Caredda, e altri, tra cui Silvia Mei, che desideravo tanto conoscere.
Fu molto emozionante, era la mia prima volta.
Non avevo mai esposto in una mostra curata come si deve.
Non appena entrai, lo incontrai. Ruggero, è una persona allegra e gentile.
Lui sta alla sua collezione come una signora sta felice del proprio giardino. In mezzo a quei colori, è innamorato, beato, è stravagante, è pazzo.
Io rimasi rapito, e come lui non posso fare a meno di sognare che quel giardino continuerà a crescere.
Secondo me è un grande.
Concluderei anche così, ma dato che ci sono, cerco di aggiungere ancora qualche riga.
Così per gioco.
Chissà se leggendo questo articolo lui non si senta lusingato da decidere di comprare tutti i miei quadri.
O forse non è abbastanza ricco?
Direbbe che non può spendere tutto per un solo artista perché i soldi sono da dividere tra tutti quanti?
In effetti non so se sia milionario o no, a volte me lo sono chiesto, ma sono affari suoi, e anche se lo fosse, potrebbe non essere disposto a spendere più di un certo tanto, come un ragazzino che gioca con il flipper al bar e che vuole bersi pure l’amaro.
È possibile anche che lui non ami i miei quadri, ma mettiamo il caso che davvero li bramasse come un bambino alle carezze, se non potesse spendere per averli, allora glieli vorrei regalare tutti, perché Ruggero mi sta simpatico e anche io voglio essere un benefattore.
Ora si sarà capito perché all’inizio ho detto che non avrei scritto l’articolo troppo seriamente.
In fondo però è anche vero che un collezionista spesso può trovarsi con il coltello dalla parte del manico, facendo lui il prezzo, specialmente con gli artisti in difficoltà economiche che devono imparare a farsi valere.
Come me, che andrò presto a fare il fattorino.
Contrattare può diventare una lotta, un braccio di ferro, da una parte l’artista che crede in sé e dall’altra il povero collezionista, che se è preso dall’entusiasmo, in un attimo di spassionata euforia, magari spende per qualcosa che il giorno dopo non gli piace più.
Perciò voglio dare un consiglio a chicchessia, di riflettere un po’ prima di scegliere le opere, e di investire sugli artisti che egli vuole far crescere, così da alimentare solo quelli che ritiene degni e non più i terribili mostri.
Tornando a Mameli, finora mi ha preso due opere e non so dove le abbia riposte, se nella stanza del male o in quella del bene.
Fatto sta che non parla mai di me, non mi ha invitato ad altre mostre, e non mi mette neanche più i like alle opere. Cosa significa?
In ogni caso, per quanto nobile sia, non possiamo aspettarci che acquisti tutte le nostre opere, perciò sarebbe bene che qualcuno dei 400.000 milionari che si nascondono in Italia, o lo Stato, si attivasse, iniziando a conoscere gli artisti, che sono quasi sempre le vittime silenziose della società, degli sbagli delle famiglie, della violenza, delle ideologie castranti e degli egoismi ignoranti che portano alla distruzione.
Oppure bisognerà continuare, facendo una rivoluzione, per permettere alla bellezza di ritrovare il terreno fertile in cui crescere.
Per finire, prima di pubblicare l’articolo faccio un ultima considerazione, sperando che Ruggero sia ancora in vita, considerando la caducità della nostra esistenza.
Esserci non è qualcosa che possiamo dare per scontato, mi auguro che stia bene.
Sarebbe uno shock scoprire che fosse scomparso nel frattempo.
In caso contrario grazie di tutto in nome dell’arte.
Flavio Collu