LA FINE DEL CAPITALE CHE HA MOSSO LE AVANGUARDIE
LA FINE DEL CAPITALE CHE HA MOSSO LE AVANGUARDIE
Il sistema dell’arte nasce e cresce dalla fine dell’ottocento, quando il privato era l’unica altra possibilità all’Accademico.
Gli Impressionisti e tutte le avanguardie sviluppano con questa logica la loro ricerca linguistica di autodeterminazione, le avanguardie erano la visione del futuro perché lo stesso capitalismo che le muoveva necessitava del futuro.
La visione del futuro insita nelle avanguardie ha di fatto materializzato la globalizzazione dei linguaggi dell’arte contemporanea.
Cosa ha portato tutto questo?
Ad un presente dell’arte d’avanguardia eternamente riprodotta nell’interesse dello stesso capitale che l’ha finanziata, il futuro della ricerca e dei linguaggi dell’arte al momento appare eclissato.
Quello che è accaduto per tutto il novecento è stata l’invasione delle avanguardie diventate il presente che permane colonizzando il futuro, la ricerca dei linguaggi dell’arte contemporanea sembra essersi erosa e disintegrata nel nome dell’avanguardia divenuta immobile e sostenuta dal capitale (pensate ad Ai Weiwei o Banksy e ditemi se non sono qualcosa di già visto nel novecento ricreato ad arte dal capitale).
Cosa ha materializzato l’immobilismo della dialettica nei linguaggi dell’arte contemporanea?
Il valore della mercato e la cultura che si solleva dalle sue responsabilità affidandosi all’economia, l’economia priva di cultura non materializza futuri e sistemi altri, non fa null’altro che non sia riproporsi all’infinito con lo stesso presente ad una velocità sempre maggiore.
Il linguaggio dell’arte sembra avere valore soltanto se “speculativo”.
Non era mai successo nella storia dell’arte che l’arte si muovesse all’interno di un sistema in cui tutto appare linguisticamente possibile, apparte studiare altri possibili sistemi di divulgazione del fluire dei processi dell’arte contemporanea.
Eppure nel secolo scorso l’utopia è stato l’ingrediente essenziale della determinazione di “genere” dei processi dell’arte contemporanea, l’utopia ha consentito ai linguaggi dell’arte nei primi del novecento di non esaurirsi nelle condizioni effettivamente rappresentate come possibili, l’utopia ha mosso e smosso negli artisti del novecento immagini del mondo attraverso l’arte da contrapporre all’esistente.
La tensione dei linguaggi dell’arte è stata nel secolo scorso quella di superare la realtà facendosi rincorrere da essa, oggi quante ricerche artistiche sono in grado di rappresentarsi energicamente cariche della propria utopia?