Ho appena saputo che ci ha lasciato Primo Pantoli.
L’ho appena detto a papà che ha avuto un momento di forte commozione, fortissima poveretto.
Me li ricordo da bambino.
Entrambi forti, esuberanti, sorridenti, il musicista e il pittore, lavoravano all’allestimento delle feste dell’Unità, progettavano, immaginavano, e poi con martelli, seghe, viti, chiodi e trapani, tiravano su gli stand con le loro mani, lavoravano per intere giornate con entusiasmo e tante risate.
Avevano una manualità unica, da far invidia al miglior artigiano e operaio.
Allora ci si mischiava tutti, artisti, operai, intellettuali, tutti insieme a lavorare con entusiasmo alla festa del popolo.
Non parlerò della sua arte e della sua convinzione profonda che l’arte e la cultura dovessero essere patrimonio, risorsa e possibilità per tutti.
“Avevano una manualità unica, da far invidia al miglior artigiano e operaio. Allora ci si mischiava tutti, artisti, operai, intellettuali, tutti insieme a lavorare con entusiasmo alla festa del popolo. Non parlerò della sua arte e della sua convinzione profonda che l’arte e la cultura dovessero essere patrimonio, risorsa e possibilità per tutti.”
Non ho lo spessore intellettuale e umano per parlare della sua arte.
Di Primo voglio ricordare solo quando da bambino mi incrociava sul suo cammino, mi prendeva, mi faceva volare in alto e mi riacchiappava ridendo.
Ci sono uomini che quando vanno via fa male come se andasse via una parte di noi nascosta nel cassetto delle cose preziose.
Antonio Musa Bottero
Il caso (o la non curanza nei confronti della storia e della memoria di certi percorsi dell’arte e degli artisti residenti in area metropolitana Cagliaritana, che ne hanno fatto la storia) ha voluto che questo dialogo con lo scomparso Maestro Primo Pantoli, sia il suo ultimo dialogo sull’anomala condizione dell’arte Cagliaritana, lo stesso suo percorso storico è stato inviato e pubblicato da lui senza filtro, e a leggerlo fa impallidire tanti percorsi d’artista costruiti e patinati, privi d’identità e in cerca d’autore, ciao Primo, grazie per avere fatto riflettere Cagliari su ciò che storicamente non ha mai avuto.
bellissimo articolo, era doveroso ricordare Pantoli così com’era, la sua testa, il cuore e il pennello pensanti