Zoom Capoterra: Casa Melis!
Leggo via social network, un post di un ex consigliere comunale di maggioranza non eletto (in minoranza) nell’attuale giunta, Giacomo Mallus, in relazione a ciò che sarà Casa Melis, in un’ottica di rinnovamento politico, riguardo a tutto ciò che è arte e cultura residente:
“Casa Melis è sempre stata fruibile da chiunque ne facesse richiesta ai sensi del Regolamento Comunale previsto per l’utilizzo della Sala Consiliare, della Biblioteca Comunale, del Parco Urbano e di tutte le strutture Comunali.
Per chiedere in utilizzo casa Melis è sufficiente ( o meglio era sufficiente sino a ieri) inoltrare la apposita istanza scaricabile dal sito internet del Comune.”
Il suo post è riferito, al fatto che l’attuale amministrazione Capoterrese, stia lavorando per restituire Casa Melis ai cittadini.
Sempre ieri in quest’ottica, l’assessore allo sport e allo spettacolo, con il suo tatuaggio d’ordinanza con data 25-10-21, di liberazione Comunale, ha dichiarato che Casa Melis ospiterà (sempre in un’ottica di rinnovamento culturale), una mostra di prodotti artigianali natalizi, premesso questo, ragiono sull’articolo e il punto sulla questione, da parte del principale quotidiano regionale:
La mission dichiarata da subito, anche in campagna elettorale, è restituire Casa Melis al suo ruolo originario, quello di casa comunale, adesso cosa è una casa comunale?
“La Casa Comunale è il luogo dove vengono depositati e conservati gli atti comunali, giudiziari, esattoriali che non riescono ad essere notificati ai destinatari (persone, società o enti) perché risultano assenti.”
Il Municipio che custodisce atti e azioni giuridiche di patrimonio comune.
Questa azione politica, dal valore fortemente simbolico, è tra le prime individuate programmaticamente, nei primi cento giorni della nuova giunta, è fondamentale?
Parrebbe di si, anche se dall’opposizione, pare qualcuno stia pensando che si voglia utilizzare lo spazio a scopi privati di retorica della comunicazione politica (seppur promuovendo l’idea che la si stia restituendo al Comune, ma in questi giorni fioccano video e testimonianze che palesano il contrario).
A proposito, si vocifera che il consigliere comunale, Silvano Corda sia un nome non gradito, alla presidenza della commissione vigilanza, che da sempre spetta all’opposizione, nell’ambito dell’ordinaria dialettica democratica comunale, eppure a ora, pare abbia interpretato nel migliore del modi il ruolo, chi meglio di lui nel rispetto dell’ordinaria dialettica democratica e politica (che chiaramente non può viaggiare tramite gruppi chiusi via social network).
In un’ottica di valorizzazione della cultura artistica residente, Casa Melis sarebbe stato il luogo ideale per una scuola civica d’arte residente, anche per formare restauratori altamente specializzati residenti in grado di tutelare il patrimonio culturale nel tempo (non si parlava di fare tornare i cippi romani a Capoterra?).
Qualche dissonanza, che deriva forse dalla coalizione di scopo fatta di larghe intese, c’è in relazione al programma politico elettorale d’insieme dell’attuale maggioranza:
Vero che si era proclamata la restituzione di Casa Melis alla propria funzione originale, ma un punto forte e nodale della campagna elettorale durante il ballottaggio, è stato quello dell’avvicinare gli uffici comunali alle aree “periferiche” delle lottizzazioni, qui pare si stiano sdoppiando le attività amministrative del comune (per tenerla aperta ogni giorno) centralizzando ulteriormente (ovviamente con un costo al carico del pubblico).
Anche in un’ottica di tradizione e della sua conservazione, potrebbe apparire discutibile farne un mercatino natalizio:
un mercatino natalizio non dovrebbe essere all’aperto, in un’ottica di rivitalizzazione del centro storico e di sostegno ai commercianti residenti?
Casa Melis è un gioiello e va reso fruibile nel quotidiano, ma è questa la strada?
Mostre natalizie e uffici comunali?
Non si potrebbe investire turisticamente in qualcosa di più alto?
Non potrebbe custodire la storia dell’arte e degli artisti residenti?
Non potrebbe diventare un museo dedicato (così tanto per dire) a Primo Pantoli, uno degli artisti più importanti del dopoguerra italiano, che ha deciso di vivere a Capoterra?
A proposito, mi viene mente una dichiarazione di un assessore, che sul modello di altre città metropolitane italiane, propone di fare rilasciare i certificati comunali (residenza, atto di nascita, di morte…), direttamente dal tabacchino alla modica cifra di un euro, bellissimo, giusto, è così ovunque, ma era questo che s’intendeva in campagna elettorale quando si ragionava sull’avvicinare le lottizzazioni al centro storico, nell’interesse del cittadino comune? Io m’aspettavo un bancoposta alla Maddalena Spiaggia…