Di Fabio Fabris
Roberto Scala, artista visivo che guarda alla sfida e alla sperimentazione, è nato a Sorrento (NA), vive a Milano. Il suo lavoro denota un approccio versatile e sperimentale, che spazia tra pittura, collage, fotografia e installazioni multimediali. Ci parli della tua formazione e del tuo percorso artistico? Ho studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano sotto la guida di Luciano Fabro. Nel 1988 ho dato la mia adesione al movimento della Mail Art e della Poesia Visiva; poi sono entrato a far parte del gruppo di giovani artisti di Different Opinion con cui nel 1992 ho esposto presso lo spazio Viafarini e alla galleria Luciano Inga Pin. Nel 1996 mi sono trasferito a Londra, partecipando attivamente agli eventi della Biennale di Londra curata e diretta da David Medalla, nel 1999 sono stato invitato alla prima Biennale di Stoccolma insieme a Maurizio Cattelan e Damien Hirst, nel 2012 ho fatto parte del Manifesto Brut diretto da Gennaro Telaro, quindi del gruppo della rinascita della Poesia Visiva proposto nel 2016 dalla Fondazione Sarenco alla Fondazione Benetton. L’ultima collaborazione è stata con il maestro Jack Chapman per la creazione di un diorama sul progetto Hell Souvenir. Tu lavori con una varietà di stili e media… La mia ricerca artistica si concentra sui processi creativi attraverso il rapporto tra uomo e natura, spazio e azione. Utilizzando temi molteplici (come emigrazione, consumismo, ironia, potere pressione, schiacciamento e spazio) indago lo spazio e il tempo attraverso oggetti, con piccole e grandi installazioni utilizzando stampe fotografiche digitali, disegni, collage e sculture. Mi approprio di parametri dell’arte concettuale e li mescolo con quelli della Street Art. Nello specifico, la mia ricerca può essere suddivisa in tre macro aree: accumulo, luce e mutazione. Cerco di trasmettere allo spettatore sensazioni sensoriali, cambiamenti d’umore, stupore ed emozione di suoni e rumori, il modo in cui strutturare e modificare elementi comuni attraverso l’ambiente circostante, interrogando il senso empirico della relazione simbiotica tra natura, uomo, spazio e oggetto. Quali sono le tue fonti d’ispirazione? Mi ispiro all’ambiente circostante e dalla collaborazione con eventi e progetti, ogni idea viene così analizzata, studiata e personalizzata. Negli ultimi anni ho partecipato a numerose mostre di libri d’artista, Mail Art e Poesia Visiva. Come la partecipazione dal 2009 al 2023 al Padiglione Tibet, al Padiglione Ucraina, al Padiglione Birmania fino al progetto Amazzonia, eventi curati da Ruggero Maggi. Quanto c’è di pianificato o di spontaneo nel tuo lavoro? Il mio lavoro si trasforma attraverso un progetto iniziale che segue l’attualità, dalla cronaca agli eventi sociali e culturali, dall’ambiente all’energia. Talvolta il mio lavoro segue anche un processo spontaneo, con performance e azioni pubbliche e private volte a modificare l’ambiente circostante con ostacoli visibili e invisibili collocati sia nelle piazze che nelle strade con l’uso di immagini e oggetti. Arriviamo infine a una tua affermazione di alcuni anni fa: “Il mondo è a pezzi, bisogna ricomporlo”. Ce la puoi commentare? L’espressione “il mondo è a pezzi, bisogna ricomporlo” può essere interpretata in diversi modi, a seconda del contesto. Per esempio, può riferirsi alla situazione attuale, come carestie, crisi climatica, guerre e conflitti, che sembrano frammentare la realtà oppure può riferirsi a una confusione culturale nella quale siamo immersi. L’idea di “ricomporre” implica un’azione, un impegno per superare la frammentazione e a tornare a una condizione di integrità. Hai progetti specifici in corso di sviluppo? Sì, sto creando una serie di dipinti e collage manipolati e rielaborati ispirati al film Pennywise, il clown ballerino. Inoltre, ho progetti di collaborazione con artisti e gruppi e partecipazioni sia online sia offline. Attesa alla selezione CIRCA Prize 2025 di Hans Ulrich Obrist e Bjork a Londra e alla Seconda Biennale di Malta; MAAV5 Revolution=Art diretto da Kevin Geronimo Brandtner, Vienna, Austria; Rochester Contemporary Art Center (RoCo) formato 6×6, New York; Pomo V International Mail Art Exibition, Konya (Turchia); Ryosuke Cohen Brain Cell, Ashiya-city, Hyogo (Japan); Peace Auction, selection by Samartano, Bucarest (Romania); Mail Art project, di Lutz Andres e Lars Schumacher, Berlin, (Germania); Franticham’s Fluxus Assembling Box 61, by redfoxpress, Ireland; Postcard for the Edge, group exhibition, New York City; Lineadarte officina creativa, Biennale del libro d’artista curata da di Ippolito e Donnarumma Fondazione Cultural Miguel Hernandez, Orihuela (Spagna).
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